Longamen ai atenduda (sec. XIII)

Uc de Saint Circ

Musica del M° Alessandro Kirschner
I
Longamen ai atenduda
una razon avinen
Don fezes chansson plazen,
Mas ancar no m’es venguda;
E si vuoill de la razo
Qu’ieu ai far vera chanso,
Ela sera mieig partida:
Chansos joiosa e marrida,
Lausan del ben q’ai agut
E plangen car l’ai perdut.
A lungo ho atteso un argomento
attraente sul quale comporre
una canzone piacevole, ma non
l’ho ancora trovato; e se voglio
comporre una canzone sincera sul
soggetto a mia disposizione, dovrà
essere divisa in due: una canzone
gioiosa e triste, che lodi il bene
che ho avuto e pianga perché l’ho
perduto.
II
Cui Dieus vol ben si l’aiuda,
C’a mi volc ben longamen,
Qe.m det un ric joi gauzen
De vos, c’ara ai perduda.
Ai Dieus, tant plazens mi fo
Lo jois e tant mi saup bo,
E tant aic avinen vida!
Mas aora m’es faillida,
Q’ieu me sent d’aut bas cazut
E.l cor de tot ric joi nut.
Dio soccorre colui al quale vuole
bene, poiché a lungo mi ha voluto
bene, mi ha concesso una gioia
grande e piacevole in voi che adesso
ho perduto. Oh Dio, tanto mi piacque
la gioia e mi fu dolce e vissi una vita
stupenda! Ma ora mi manca, e io mi
sento cadere dall’alto in basso e il
mio cuore è spogliato di ogni intensa
gioia.
III
De l’ onor q’ai receubuda
Del vostre cors covinen
Ai mon cor trist e dolen,
Car vei qe.l volers vos muda
C’aviatz en la sazo
Qan Dieus volia mon pro.
Ai, tant mi dol la partida!
E si l’amors es fenida
Mal ai vostre cors vegut
E.l ben qe.i es conogut.
Per l’onore che ho ricevuto dalla
vostra bella persona, ho il mio
cuore triste e dolente, poiché
vedo che muta la volontà che
avevate nel tempo, quando Dio
voleva il mio bene, Ahi, tanto mi
addolora il distacco e, se l’amore
è finito, per mio danno vi ho
veduta e ho conosciuto il bene
che è in voi.
IV
Fols cors si penssa e cuda
Que leu pretz so que.l dissen
E per fol neci parven
Ai vista tal decazuda
Q’estava en ric resso
De valor et de faisso;
Car cella cui foldatz guida
Cuida esser enriquida
Qand ve que siei faich menut
Intron en crim e en brut.
Un animo folle crede e pensa
che aumenti il pregio ciò che
lo diminuisce, e a causa di un
comportamento folle e stolto ho
visto decaduta una donna che
godeva di una fama onorata per
il valore e il portamento, giacchè
quella che si lascia prendere
dalla follia, pensa essere stimata
quando vede che le sue azioni più
insignificanti sono note ovunque.
V
E pois dompna es dissenduda
Per blasme de faillimen,
No i a mais reveninemen,
C’onors de loing la saluda;
Car de justa faillizo
Troba greu dompna perdo,
Anz li cor chascus e.il crida,
Et anz que torn en oblida
Lo crims a tant corregut
Qu’il es tornada en refut.
E, quando una donna è disonorata
per il biasimo di una colpa, per lei
non c’è più ritorno, poiché l’onore
la saluta di lontano; infatti una
donna è difficilmente perdonata
per una colpa certa, anzi tutti le
danno contro e la biasimano, e
prima che la colpa sia dimenticata,
ha corso tanto che ella è caduta in
discredito.
VI
Dompna, si.us etz irascuda
Vas mi, ges no.us mi deffen,
Ni.us mi tuoill ni.us vau fugen;
C’anc pois vos aic conoguda,
Non agui entessio
C’ab autra si ab vos no
Trobes capteing ni garida;
Car vos m’etz tant abellida
Qe non vuoill ses vos m’ajut
Dieus ni.m don joi ni salut.
Donna, se vi siete adirata con
me, non mi difendo né mi
sottraggo né fuggo, poiché da
quando vi ho conosciuta, non
ebbi intenzione di trovare guida
e guarigione, se non con voi;
poiche mi siete tanto piaciuta
che, senza di Voi non voglio che
Dio mi aiuti né mi dia gioia e
salute.
VII
Lai on non es conoguda
Dreitura, fai falhizo
Qui va.i demandar razo,
E lai on blasm’om faillida
Degr’esser onors grazida;
Mas eu ai tart conogut
So qe.m notz ni m’a nogut.
Dove non si conosce la
rettitudine, si sbaglia a cercare la
ragione, dove si biasima l’errore
dovrebbe essere bene accetta la
virtù, ma ho conosciuto tardi
ciò che mi nuoce e che mi ha
nociuto.

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